Gruppo

Gruppo “Centro Diurno” e Residenza “Il Convento”

novembre 18, 2010

Progetto proposto a Ferrara per Studioblu dalla fotografa Beatrice Pavasini affiancata da Barbara Pizzo e realizzato in collaborazione con Residenza Psichiatrica “Il Convento”, Centro Diurno “Il Convento” dell’Azienda USL Ferrara Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche

Ho condotto il laboratorio presso la Residenza e il Centro Diurno “il Convento” dell’Area di S. Bartolo, due strutture dell’Azienda USL Ferrara, entrambe afferenti al Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Patologiche: hanno accolto l’invito ad aderire al progetto, condividendo anche la scelta del tema di riferimento. Le strutture citate accolgono pazienti con grave patologia psichiatrica e diversi gradi di disabilità cognitiva, sociale e relazionale, per i quali è previsto un trattamento terapeutico riabilitativo protratto, sia in regime di ricovero che semiresidenziale.

Il lavoro è stato svolto dal 30 settembre al 28 ottobre 2010 e si è articolato in quattro incontri, quasi interamente dedicati all’esplorazione del parco che circonda le due strutture, un luogo quotidiano per i partecipanti, che tuttavia può serbare bellezze inattese. Ed è proprio alla loro ricerca che abbiamo dedicato questo percorso ferrarese. Il primo incontro, di carattere introduttivo, è stato fondamentale per la conoscenza reciproca e per approcciare il mezzo fotografico.

Il gruppo, costituito, oltre allo staff, da dieci persone tra ospiti della residenza e del centro diurno, era eterogeneo. Qualcuno in passato aveva già avuto occasione di fotografare (tra loro vi era anche chi aveva un’esperienza più strutturata di fotoamatore), altri, seppure in minor parte, non avevano mai avuto tra le mani una macchina fotografica, di nessun genere. Il primo passo è stato dunque scoprire insieme come la macchina fotografica sia di fatto il prolungamento del nostro sguardo.

Ed è iniziata la magia.

Ognuno di loro è stato dotato di una macchina digitale compatta, agile da impugnarsi e utilizzare, ma senza nessun vincolo. Sono stati invitati a scegliere quella che sentissero più comoda e a provarne diverse nel corso dei vari incontri. Ho ridotto al minimo le informazioni tecniche. Per la peculiarità del gruppo e per il mio personale approccio alla fotografia, ho scelto di lavorare assieme a loro sulla visione, sulla possibilità di comunicare ciò che percepiamo solo in primo luogo con gli occhi, ma che inevitabilmente coinvolge la nostra sfera emotiva, sulle diverse inquadrature possibili dei soggetti che ciascuno ha cercato e riconosciuto individualmente come tale, sugli scorci. Ma anche, in fase di selezione − compiuta da loro, mi preme dirlo −, sulla possibilità di comporre un proprio discorso attraverso l’accostamento di diversi scatti.

Vorrei ammettere un mio vago senso di imbarazzo iniziale: per me è stata la prima occasione, meglio, la prima opportunità di lavorare all’interno di una struttura simile. Un imbarazzo che subito il gruppo, con il suo entusiasmo e la sua capacità di sentire, di vedere e far vedere, ha mutato in sintonia. È stato un incontro importante. Non voglio parlare per loro: le fotografie bastano. Parlo per me.

sono io/che ho / girato la chiave/schiuso la porta/varcato la soglia/il sentiero dei desideri/sgrovigliato passo passo/mi guidano,/piede e sguardo,/gli occhi dei/guardiani del bosco/e dove non sapevo/trovo bellezza

Sono parole di Barbara Pizzo, che mi ha affiancata in questo percorso. Le ha scritte al termine di questa esperienza comune. Risuonano e mi corrispondono. Non posso non richiamarle.

Mi si conceda, allora, di ringraziare tutti i miei compagni di viaggio: Andrea, Beatrice, Denis, Denis, Milena, Max, Nicola, Rinaldo, Roberta, Silvia. Loro e tutto lo staff interno, in particolare Fabrizia Pizzale, la dott.ssa Raffaella Bivi, Antonella Nava, Lorena Grandi e Francesco De Tullio, volontario del Servizio Civile Nazionale, che con la loro supervisione e collaborazione hanno consentito questo straordinario incontro.

Grazie anche a Manolo Buriani, Giuliano Pavani, Federica Pavasini, Marco Pizzo per aver messo a disposizione del progetto le loro macchine fotografiche.

Beatrice Pavasini