Gruppo Cooperativa Sociale Il Seme

novembre 30, 2010

Queste è una selezione immagini prodotte durante il laboratorio di fotografia tenuto da Luisa Raimondi preso la Cooperativa Sociale Il Seme

La mia esperienza con il progetto CRETIVITA’ SENZA LIMITI si è svolta presso la cooperativa sociale IL SEME di Cardano al Campo (VA), che accoglie persone
con disabilità grave o gravissima. Il laboratorio ha visto il coinvolgimento di un gruppo eterogeneo di persone, sia per età, sia per patologia, sia per esperienza di vita, passata e presente (alcuni soggetti vivono in famiglia, altri presso la Comunità Alloggio) e si è svolto nell’arco di tempo di 5 incontri di cadenza unisettimanale. In considerazione delle caratteristiche di disabilità del gruppo, la modalità operativa del laboratorio ha per forza di cose escluso la realizzazione di un corso di fotografia, ma si è sviluppata direttamente con l’attività di shooting diretto ad esplorare temi di volta in volta proposti (“scopriamo dove vivo”, “scopriamo la città”, “scopriamo la
natura”).

L’esperimento fotografico può dirsi già iniziato con il momento della CONSEGNA della fotocamera ad ognuna delle persone coinvolte, poiché si infrange quella barriera psicologica che vede la macchina fotografica destinata ad un mondo che sa discernere i meccanismi funzionali dello strumento. Il necessario superamento dell’aspetto tecnologico ha consentito l’acquisizione di un nuovo “status” alla fotocamera, proprio perché tra le mani di soggetti che necessariamente debbono prescindere dalla piena comprensione dei meccanismi di causa-effetto di una fotocamera.
Osservare il sorriso meravigliato di Lina, mentre guarda la realtà attraverso il display live-view della compatta, anche senza scattare, oltre ad essere estremamente
commuovente, non ha potuto non farmi riflettere sulla funzione di “filtro” che ha la fotocamera, funzione che non sempre viene ricordata a tanti che sfoggiano macchine fotografiche complesse o più sofisticate conoscenze tecniche. La curiosità dei partecipanti al laboratorio nei confronti della macchinafotografica come oggetto che “produce effetti” ha prepotentemente portato alla ribalta una delle questioni che ritengo fondamentali in Fotografia: la fotografia non è una rappresentazione della realtà e la macchina fotografica diviene un mezzo potentissimo per “esplorare” la realtà.

La seconda fase dell’esperimento è stata quindi quella dello SCATTO. Il responso è stato decisamente entusiasmante: tutti i coinvolti hanno reagito molto attivamente, impugnando la fotocamera con coraggio e iniziativa; in alcuni di loro gli educatori che ci hanno accompagnati hanno addirittura notato delle dinamiche nuove, quasi come se la macchina fotografica li aiutasse ad uscire da un isolamento nel quale si trovano senza la fotocamera tra le mani. Sicuramente le uscite fotografiche hanno favorito la creazione di un gruppo unito nel vivere un’esperienza nuova insieme. L’ultimo momento, parte integrante dell’esperimento, è stato la VISIONE finale delle foto scattate, di tutte quante. La mancanza di conoscenza dei meccanismi tecnologici della fotocamera, unita, per alcuni dei ragazzi soprattutto, a limiti fisici nella esecuzione dello scatto (difficoltà ad impugnare la fotocamera, difficoltà di deambulazione autonoma perché in carrozzina) ha notevolmente condizionato il risultato finale. La discordanza tra intenzionalità (suggerita dalle loro posizioni, da ciò che ho potuto notare attirasse la loro attenzione) e risultato ottenuto è diventata essa stessa parte dell’esperienza e parte integrante dell’arricchimento finale.Le foto scattate sono naturalmente tantissime: il risultato finale di questo laboratorio, espresso nelle foto che vedete, è ovviamente anche il frutto di una mia selezione. Trovo quindi corretto specificare che ciò che mi ha guidato nell’effettuare tale cernita è stata soprattutto la ricerca di un’inquadratura originale, diversa, suggerita dalle condizioni dei fotografi improvvisati…eppure sempre equilibrata. La mia è stata una scelta istintuale.

Ma questo…me lo hanno insegnato i ragazzi.Concludo facendo rilevare che è stata un’esperienza umana davvero notevole, non ci sono parole abbastanza indovinate per descrivere le mie emozioni. Preferisco affidare il tentativo di esprimerle raccontando solo un piccolo particolare: non c’era incontro che non terminasse con un “GRAZIE!” urlato sempre sorridendo da uno di loro.
Grazie, dico, allora a Lina, Doriana, Bianca, Roberto, Marco, Raffaele e Daniele. E grazie a tutto lo Staff de Il Seme, così come alla Tau Visual per averci coinvolto in un progetto pregevole.

Luisa Raimondi